Psicologo Psicoterapeuta a Cagliari

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Dott.ssa Benedetta Mulas

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Nomofobia: dipendenza dallo smartphone

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La rivoluzione tecnologica degli ultimi tempi ha modificato radicalmente le abitudini quotidiane integrando l’utilizzo di smartphone e dispositivi tecnologici nella vita di tutti i giorni. In alcuni casi, però, l’utilizzo del cellulare può assumere tratti compulsivi che distaccano la persona dalla realtà, aumentando sproporzionalmente l’impiego di questo strumento. Questo fenomeno prende il nome di Nomofobia e può configurarsi come una vera e propria dipendenza dallo smartphone.
Caratteristiche della nomofobia
Il termine deriva dall’abbreviazione della frase anglosassone “no-mobile phobia” e rimanda alla paura di non potersi connettere alla rete mobile. Si tratta di un timore che spesso assume le forme di una vera e propria angoscia legata all’impossibilità di essere online e di svolgere le attività che richiedono l’utilizzo della rete internet: non solo l’utilizzo dei social, dunque, ma anche la consultazione del telefono per ricevere costantemente informazioni provenienti dall’esterno.
Anche definita Sindrome da Disconnessione, la nomofobia può portare la persona a ricercare l’utilizzo dello smartphone in ogni momento della giornata, incluso durante l’esecuzione di attività che solitamente impongono all’individuo un ruolo attivo come le interazioni.
Chi ne soffre può essere spinto a visualizzare il cellulare durante l’orario lavorativo, durante pranzi o riunioni con altri, limitando notevolmente le interazioni sociali e le performance del soggetto: la paura della disconnessione dalla rete mobile finisce dunque per correlare con l’effettivo distacco dalle attività quotidiane.


Sintomi comportamentali ed emotivi comuni


La Sindrome da Disconnessione può manifestarsi in modo variabile ma solitamente comprende un insieme di sintomi comportamentali ed emotivi correlati alla paura di restare fuori dalle attività legate all’utilizzo dello smartphone.
Si tratta di tendenze che non necessariamente correlano con la nomofobia, soprattutto se presenti in modo non pervasivo e limitato nel tempo, che tuttavia rappresentano dei campanelli d’allarme di cui tener conto se presenti in misura maggiore. A livello comportamentale la nomofobia correla con la tendenza a possedere più dispositivi per evitare la paura della disconnessione, spesso associata al portare con sé un caricabatterie per scongiurare l’impossibilità di utilizzare lo smartphone.
Chi soffre di nomofobia può attuare altri comportamenti che mirano allo stesso fine: la persona tende a mantenere acceso il cellulare in ogni ora del giorno e della notte, a dormire con il dispositivo vicino al letto pur conoscendo gli effetti negativi che tale abitudine può esercitare sulla salute e sulla qualità del sonno. Altri sintomi che rientrano nelle strategie controllanti sono la costante verifica del display per monitorare attentamente lo stato della batteria o l’eventuale ricezione di messaggi e chiamate, associati a elementi temporali intesi come un utilizzo del cellulare che può raggiungere svariate ore nell’arco della giornata.
Nella nomofobia i sintomi che interessano l’ambito cognitivo e comportamentale correlano con stati emotivi caratterizzati da episodi ansiosi. L’ansia si attiva soprattutto per il timore di perdere o non avere a disposizione lo smartphone, così come per la paura di non poterlo utilizzare in determinate circostanze e ambienti che ne impediscono la connessione a internet, ad esempio durante viaggi in metro o in aereo. Il correlato emotivo include numerosi sintomi fisiologici legati all’ansia che possono spaziare dalla nausea al battito cardiaco accelerato, con condizioni simili a quelle che si sperimentano durante un attacco di panico.


Cause e trattamento della nomofobia


Nonostante la forte componente ansiosa, la Sindrome da Disconnessione è causata dall’instaurarsi di un meccanismo psicologico tipico della dipendenza.
Secondo David Greenfield, ricercatore presso l’Università del Connecticut, la nomofobia rientrerebbe in questa categoria diagnostica in quanto l’utilizzo compulsivo del telefono causa, a livello cerebrale, un aumento della produzione di dopamina. Quest’ultima riveste un ruolo cruciale nella ricompensa, spingendo la persona ad attuare ciò che le dà piacere; la comparsa delle notifiche sul cellulare correlerebbe con l’aumento di dopamina e con la percezione di ricevere notizie interessanti e stimolanti.
Sulla base di queste aspettative, la persona verrebbe spinta a monitorare costantemente il display e ad attuare una serie di comportamenti come quelli descritti in precedenza così da mantenere il telefono operativo a tale scopo.
Tale circolo vizioso presenta caratteristiche analoghe a quelle tipiche della tossicodipendenza, al punto da ipotizzare che la nomofobia rientri tra le cosiddette dipendenze comportamentali. Queste ultime sono definite anche nuove dipendenze o dipendenze senza sostanza e racchiudono un insieme di tendenze di natura comportamentale ed emotiva, dallo shopping compulsivo al gioco d’azzardo patologico, che condividono lo stesso meccanismo psicologico di base.
Nel lungo andare la persona tende ad attuare rituali correlati alla paura della disconnessione e a privarsi di risorse preziose come le interazioni sociali quotidiane, aumentando gli stati ansiosi correlati alla nomofobia.
Il disagio correlato alla sindrome da disconnessione può essere ridotto iniziando un percorso di psicoterapia così da permettere alla persona di comprendere le cause che l’hanno portata a sviluppare la dipendenza dallo smartphone, affrontando il problema alla radice. Tali comportamenti sono infatti correlati a aspetti depressivi e di “vuoto” interno che vengono compensati attraverso la conferma da parte dell’ambiente esterno. Nella storia delle persone che sono vittime di dipendenza, qualunque esse siano, troviamo antiche ferite che a livello inconscio continuano ad agire e che vanno riportate alla coscienza, per essere elaborate e risolte. Il lavoro psicoterapico e analitico consente di agire nel profondo e permette alla persona di trovare modi nuovi e più sani di “sostenersi” dall’interno, una volta riparati i vuoti e le mancanze che essa si porta appresso da tempi lontani.

Dott.ssa Benedetta Mulas Psicologo e Psicoterapeuta a Cagliari

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