Psicologo Psicoterapeuta a Cagliari

Specializzata in psicoterapia individuale e di gruppo

 

Dott.ssa Benedetta Mulas

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La Sindrome dell’Impostore

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Non sentirsi meritevoli del successo raggiunto, pensare che ogni traguardo della vita sia solo il frutto della fortuna o del caso: si tratta dei pensieri tipici dei pazienti che soffrono della “sindrome dell’impostore”, accomunati dalla stessa convinzione: il timore che le loro prestazioni vengano smascherati e giudicati dagli altri come una frode, nella convinzione che gli obiettivi raggiunti non siano assolutamente meritati ma bensì frutto di avvenimenti fortunosi o dettati da situazioni circostanti positive (colleghi accondiscendenti e generosi, circostanze casuali favorevoli e così via). La sindrome dell’impostore non è un vero e proprio disturbo psicologico, ma una condizione piuttosto diffusa che colpisce molte persone. Non si tratta di una semplice sensazione di insicurezza, ma di una vera e propria condizione mentale che trae origine da motivazioni inconsce e profonde: il paziente che soffre della sindrome dell’impostore avverte sempre il bisogno di mettersi alla prova e dimostrare le proprie capacità agli altri. Cerchiamo di capirne di più sulle cause profonde che spingono gli individui a svalutarsi costantemente senza riconoscere a se stessi i meriti dei propri successi.
La sindrome dell’impostore: cos’è e come si manifesta?
Il concetto “sindrome dell’impostore” è stato utilizzato per la prima volta verso la fine degli anni ’70 da due psicologhe americane che, nel corso della loro esperienza professionale, avevano avuto modo di osservare come alcune donne di grande successo (capaci di raggiungere traguardi molto importanti), non fossero in grado di guardare il proprio ruolo con obiettività, non sentendosi all’altezza dei propri successi. Ed è proprio questa la caratteristica tipica delle persone che soffrono della sindrome dell’impostore: l’incapacità di guardare con razionalità ai propri ruoli e agli obiettivi raggiunti nella vita, ritenendo di essere costantemente immeritevole del proprio successo. Prima di esaminare a fondo le motivazioni inconsce e profonde che portano le persone a non sentirsi all’altezza dei propri ruoli, è importante riconoscere i sintomi tipici di questo fenomeno, che si caratterizza per la tendenza del paziente di sminuire costantemente i propri successi e attribuirli a fattori esterni anziché alle proprie capacità, ritenendole con convinzione frutto del fato. Le frasi ricorrenti di queste persone sono infatti prevalentemente queste: “è stata solo fortuna”, “non è stato merito mio”, “chiunque avrebbe potuto farlo”.
Da cosa può derivare la “sindrome dell’impostore”?
Tale condizione psicologica ha delle radici inconsce e molto profonde: il paziente che ne soffre pensa realmente di non avere alcuna reale abilità, né capacità tali da giustificare i traguardi che è riuscito a ottenere, attribuendoli sempre e solo a fattori esterni non legati al suo merito. Ciò vale per tutti gli ambiti e i risultati raggiunti, ma è soprattutto nel campo professionale e formativo che il soggetto ritiene di non aver raggiunto alcun successo meritato. In ogni caso, le persone che soffrono della sindrome dell’impostore pensano che i motivi alla base di un risultato positivo raggiunto siano soltanto da ricollegare al giusto tempismo, all’aver dedicato più tempo al lavoro, alla fortuna e persino alla loro capacità di manipolare le altre persone; non a caso ogni prova dei loro meriti viene sempre sottovalutata e svalutata, ritenuta semplicemente il risultato del proprio comportamento fraudolento: spesso queste persone pensano di avere falsamente indotto le altre persone a ritenerle più capaci e competenti di quanto loro siano in verità. Se poi la persona in questione ha compiuto un passo falso, questo errore viene considerato come conferma della sua fortuna nel raggiungimento di quel determinato successo. Perché si usa il termine “impostore” per indicare le persone affette da questa condizione psicologica? La motivazione è semplice: si tratta di individui che tendono a sottostimare le proprie capacità e competenze, fino al punto di non considerarsi degni della altrui considerazione e ammirazione, tanto da sentirsi dei veri e propri impostori. La visione che queste persone hanno di sé è completamente distorta: chi raggiunge un traguardo deve il proprio successo soltanto a se stesso, come risultato per gli sforzi e l’impegno profusi.
Sindrome dell’impostore: possibili cause
Le cause della sindrome dell’impostore sono molteplici e profonde: il soggetto è fermo nelle proprie convinzioni “autosvalutative”, ed è probabile che la prima motivazione sottostante sia legata al rapporto con i genitori e all’esperienza familiare della propria infanzia. È possibile che i genitori di figli affetti dalla sindrome dell’impostore siano state persone molto severe e critiche nel loro processo educativo, sostanzialmente incapaci di amare il prossimo per ciò che è realmente. Questo comportamento eccessivamente critico nei confronti dei figli, con ogni probabilità, sviluppa in questi la convinzione di non “essere” realmente, di non avere reali meriti nella vita o capacità. Generalmente si tratta di contesti familiari in cui i membri non hanno la libertà di esprimere liberamente le emozioni che provano, a causa di una mancanza di supporto emotivo, conflittualità e competizione. Le persone cresciute con figure molto critiche, da adulte cercheranno inconsciamente di dimostrare agli altri il proprio valore, tramite i traguardi ottenuti. Ma ciò non basta a compensare quelle mancanze emotive inconsce che queste persone hanno sperimentato durante gli anni della loro infanzia: nonostante gli ottimi risultati raggiunti e gli obiettivi positivi confermati dal successo professionale, chi soffre della sindrome dell’impostore non riesce mai a sentirsi adeguato: dopo un primo momento in cui avverte euforia e felicità per il raggiungimento di un traguardo personale, il soggetto inizia ad avvertire un senso di inutilità, vergogna e inadeguatezza, a dimostrazione del fatto che la svalutazione dei propri successi e obiettivi è inconscia e originata da motivazioni assai profonde. L’autostima delle persone che soffrono della sindrome dell’impostore è legata a fattori esterni, mai imputati alle proprie capacità e competenze. Se è vero che le motivazioni sono da ricercare soprattutto nel contesto familiare di appartenenza, ciò non significa che sia sempre così e che tutte le persone che soffrono di questa condizione abbiano avuto genitori ipercritici. In molti casi gli individui avvertono questa sensazione a partire da un certo momento della propria vita, in età adulta, e ciò potrebbe avvenire per una molteplicità di motivi: alcune cause potrebbero essere dovute ad un luogo di lavoro molto svalutante o troppo pretenzioso; al comportamento di parenti, amici o colleghi, quando questi mostrano la tendenza alla manipolazione, svalutando e manipolando gli altri per dimostrare la propria superiorità.
Essendo una condizione psicologica inconscia, non sempre il soggetto affetto dalla sindrome dell’impostore chiede aiuto per uscire dalla sua condizione, non rendendosi conto di esserne affetto. Ma la presenza dei sintomi sopra esposti deve mettere in attenzione gli individui, che attraverso un buon percorso di psicoterapia possono migliorare il rapporto con se stessi e migliorare per questa via la qualità della propria esistenza, trovando la vera causa sottostante al problema per sradicarlo. Tale sindrome dell’impostore può portare una persona ad avere difficoltà in diversi ambiti della propria vita, non solo in quello professionale, ma anche nel contesto familiare, con il rischio di sviluppare disturbi psicologici gravi come la depressione, i disturbi d’ansia o di personalità dipendente o evitante. Rivolgersi a uno specialista permette agli individui affetti da questa condizione di acquisire consapevolezza dei propri meccanismi inconsci sottostanti, e di quelli che sono i pensieri disfunzionali che peggiorano la loro qualità di vita. Con l’aiuto di uno specialista si potrà intervenire per individuare, analizzare, parlare e riformulare tutte le convinzioni negative e irrazionali inconsce, che mantengono viva nell’individuo la sindrome dell’impostore. Tramite un intervento terapeutico mirato e attento, aperto al dialogo e all’analisi del proprio vissuto, si potranno mettere alla prova le vecchie e le nuove convinzioni superando i sentimenti di inadeguatezza avvertiti, in modo da allontanare la tendenza inconscia di dipendere dal giudizio positivo degli altri, per lavorare sulla propria autostima e raggiungere una migliore consapevolezza delle proprie capacità.

Dott.ssa Benedetta Mulas Psicologo e Psicoterapeuta a Cagliari

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