Psicologo Psicoterapeuta a Cagliari

Specializzata in psicoterapia individuale e di gruppo

 

Dott.ssa Benedetta Mulas

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La funzione materna e paterna nello sviluppo del bambino

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Come sappiamo, i primi anni di vita rivestono un ruolo particolarmente importante nella vita del bambino. In questa particolare tappa evolutiva il piccolo inizia a formarsi un’idea di tutto ciò che lo circonda e a instaurare relazioni con le figure significative che utilizzerà come modello di partenza per i rapporti interpersonali futuri. Gli adulti che ruotano attorno alla vita del piccolo sono chiamati a rispondere a questi bisogni attraverso due importanti funzioni genitoriali: due modalità di sostegno che fungono come una vera e propria guida per il bambino.

Due funzioni, tante famiglie

La società attuale ci porta a superare l’idea di famiglia tradizionale, aprendo le porte ad altri sistemi familiari ugualmente funzionanti. Ci riferiamo, ad esempio, alle cosiddette famiglie genitoriali, nelle quali in assenza della coppia madre-padre uno dei due riveste un ruolo primario, che spesso compensa la parte mancante in modo autonomo o con l’ausilio di altri parenti. Lo stesso vale per le famiglie ricostituite, oggi molto frequenti, composte da partner che al momento della nascita del bimbo sono accompagnati dai figli di precedenti relazioni, così come per altre situazioni che si distaccano dal modello tradizionale.

A prescindere dalla forma specifica che caratterizza il nucleo familiare, per garantire il corretto funzionamento del sistema è importante che le figure significative siano in grado di fornire al piccolo le basi per una crescita sana. Ci riferiamo a una sorta di terreno fertile che viene alimentato principalmente dall’adeguato espletamento delle funzioni genitoriali.

Più precisamente, tutte le famiglie dovrebbero avere una funzione materna e paterna. Questo non significa che, ad esempio, la madre riveste un unico ruolo, né che quest’ultimo non possa essere attribuito a figure diverse. Basti pensare a quanti, nonostante siano cresciuti all’interno della cosiddetta famiglia tradizionale, sono stati letteralmente allevati dai nonni non solo per quanto riguarda le attività quotidiane, ma anche per tutto quanto rientri nell’apprendimento delle regole e dei sistemi valoriali.

In particolare gli obiettivi della funzione materna sono l’accoglienza e l’accudimento. L’adulto si sintonizza sui bisogni fisiologici e psicologici del figlio per soddisfarli adeguatamente, ma soprattutto riveste principalmente un ruolo di contenimento. La funzione materna risponde ai bisogni di dipendenza e sicurezza del neonato, limitando l’angoscia derivante dalla paura dell’abbandono e della solitudine. Si tratta di una funzione solitamente svolta dalla madre, ma come abbiamo sottolineato poco prima può essere esercitata da figure differenti e ottenere ugualmente un esito positivo. La funzione materna, dunque, contribuisce fortemente nell’interiorizzazione di un’immagine di sé amata e sicura che il bambino acquisisce a partire dai primi anni di vita e, crescendo, inizia ad impiegare in tutti i suoi contesti di vita.

La seconda funzione genitoriale è quella paterna. Si tratta di una funzione più normativa, fondamentale per l’apprendimento delle norme di comportamento. Il papà aiuta il bambino ponendo dei confini, dei limiti: il piccolo si muove all’interno di questi limiti che utilizza come guida a livello personale, normativo e relazionale. La funzione paterna, inoltre, riveste un ruolo emancipativo, favorendo l’allontanamento del bambino e il superamento della dimensione relazionale tipicamente materna, più improntata sul rapporto simbiotico con la figura primaria. La funzione paterna si configura quindi come una spinta che lo aiuta ad esplorare il mondo secondo i propri bisogni.

Si tratta di una funzione fondamentale in quanto favorisce il processo di separazione e individuazione, fornendo un sostegno concreto nell’interiorizzazione di un’immagine di sé individuale e indipendente. Rientra in questa funzione anche il sostegno nell’individuare le proprie risorse e i propri punti di debolezza che generano paure e disagio, aiutando il bambino a sviluppare strategie adatte alla risoluzione dei problemi.

Psicoterapia e funzioni genitoriali

La psicoterapia può rispondere alle esigenze legate alle funzioni genitoriali in vari modi e in diversi periodi nell’arco di vita delle persone. Prima dell’arrivo o poco dopo la nascita del bambino alcuni genitori possono sperimentare una serie di dubbi e incertezze in quanto diventare genitori richiede di passare da una fase prettamente incentrata sulla dimensione individuale per arrivare a un secondo stadio carico di responsabilità nei confronti dell’altro. In questo caso è possibile lavorare sulle insicurezze personali attraverso un percorso in grado di facilitare l’avviamento alla genitorialità. In altri casi circoscritti ai primi mesi successivi alla nascita, alcune mamme possono sperimentare la cosiddetta Depressione Post Partum, che richiede di intraprendere appena possibile una psicoterapia che le permetta di alleviare i sintomi depressivi e di attribuirle nuovamente un ruolo attivo nella crescita del bambino.

Con il passare degli anni le funzioni genitoriali possono essere messe a dura prova da problematiche di varia natura, come un temperamento particolarmente vivace del piccolo, difficoltà di coppia o della semplice gestione dei figli. In questo caso la psicoterapia può rappresentare uno strumento particolarmente indicato per migliorare il clima familiare e ridurre le fonti di stress legate alla crescita della prole. In tale senso può tornare utile intraprendere un percorso focalizzato sul Parent Training. Si tratta di interventi solitamente limitati nel tempo, che aiutano i genitori a lavorare in modo circoscritto migliorando le proprie abilità educative su determinati obiettivi concordati assieme allo psicologo.

Se per varie ragioni il bambino dovesse crescere all’interno di un nucleo familiare caratterizzato da una carenza delle funzioni genitoriali descritte, potrebbe sviluppare uno stile di attaccamento insicuro. Questo stile di attaccamento è legato all’interiorizzazione di un’immagine di sé vulnerabile e potrebbe agire come fattore predisponente per lo sviluppo di una serie di problematiche di natura psicologica e relazionale e, in alcuni casi, di disturbi mentali su base ansiosa o depressiva.

Anche in questo senso la psicoterapia può aiutare il bambino o l’adolescente fornendo un efficace sostegno esterno in grado di compensare le carenze vissute a livello familiare. Il percorso terapeutico può aiutare bambini e adulti nel ripristinare il proprio equilibrio interiore in quanto il terapeuta può rivestire un ruolo contenitivo e protettivo, offrendo uno spazio sicuro nel quale conoscersi ed accettarsi, e al tempo stesso presenta funzioni emancipatorie, sostenendo la persona nello sviluppo delle proprie risorse e nel superamento delle problematiche individuali.

Dott.ssa Benedetta Mulas Psicologo e Psicoterapeuta a Cagliari

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