Psicologo Psicoterapeuta a Cagliari

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Dott.ssa Benedetta Mulas

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La regolazione emotiva

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La regolazione emotiva rappresenta una risorsa fondamentale per modulare le emozioni positive e negative. Tale abilità viene appresa a partire dai primi mesi di vita attraverso la sintonizzazione emotiva che si instaura tra bambino e caregiver; uno scambio che può essere favorito o ostacolato da diverse variabili.

Come si sviluppa: dal processo diadico all’autoregolazione

Nella maggior parte dei casi lo sviluppo delle abilità di regolazione emotiva è associato all’evoluzione delle competenze cognitive e al sostegno psico-emotivo offerto dalle figure di riferimento, solitamente rappresentate dalla diade genitoriale. Una corretta modulazione delle emozioni esperite sia di natura positiva che negativa consente al piccolo di preservare la propria organizzazione comportamentale e psichica.

Tale competenza si struttura gradualmente a partire dai primi mesi di vita. In particolare nel corso del primo anno questo processo di apprendimento avviene in un contesto a due, nel quale la figura che si prende maggiormente cura del piccolo, solitamente rappresentata dalla madre, agisce come un modello dell’attività regolatoria. Soprattutto nei primi mesi di vita la funzione principale della madre o in generale del caregiver è quella di accogliere i bisogni primari del bambino, pertanto in questa fase l’adulto agisce come strumento che facilita l’autoregolazione del piccolo grazie alla capacità di interpretarne i segnali di accudimento e richiesta di aiuto. 

Nelle prime fasi il caregiver agisce pertanto come una protesi esterna e necessaria affinché il bambino possa gradualmente evolvere e sviluppare strategie autonome per l’elaborazione delle emozioni esperite. La funzione primaria rivestita dal genitore è quella di favorire la transizione dalla regolazione emotiva diadica, svolta con l’aiuto della figura di riferimento, all’autoregolazione, rivolta non più al genitore ma verso sé stessi e l’ambiente esterno.

Le principali variabili implicate nello sviluppo delle proprie strategie: dal bambino all’adulto

Ciò avviene mediante la sintonizzazione psicoemotiva che si instaura tra bambino e genitore, mediante azioni semplici quali la manipolazione del corpo, il contatto oculare o gli scambi verbali, anche in fase prelinguistica. 

Una delle ricerche più significative sullo sviluppo delle competenze autoregolative legate ai processi emotivi riguarda il paradigma dello Still Face. Si tratta di una procedura, anche definita il paradigma del volto immobile, nella quale sono state videoregistrate tre diverse sequenze di interazione faccia a faccia tra mamma e bambino. Lo studio prevedeva una prima e un’ultima sequenza interattiva in condizioni normali, intervallate da un episodio nel quale alla madre veniva richiesto di assumere un’espressione del volto neutra e di evitare di interagire con il piccolo. Nonostante la giovane età dei bambini oggetto dello studio (circa 3 o 4 mesi di vita), la ricerca ha permesso di individuare l’importanza della figura genitoriale nello sviluppo delle strategie di autoregolazione emotiva dei figli già in tenerissima età. 

Nello studio i bambini appaiono infatti particolarmente recettivi al cambiamento delle espressioni del volto materno, elemento che li spinge a modificare in modo sintonico le proprie reazioni comunicative. Nel tentativo di ristabilire una corretta sintonizzazione emotiva con la madre e richiamarla alla propria funzione genitoriale in tale senso, il piccolo tende ad aumentare l’intensità dei propri scambi comunicativi, ad esempio emettendo forti vocalizzazioni o con sorrisi particolarmente accentuati. La fase successiva dello studio mostra invece come, a fronte della mancata risposta del genitore nonostante i solleciti dell’altro, il bambino smette di servirsi della madre passando dalla regolazione diadica all’autoregolazione: esegue movimenti di auto-manipolazione, evitamento dello sguardo dell’altro, stimolazione di parti corporee ed altri gesti analoghi al fine di ridurre il disagio provato e calmarsi in modo autonomo. Oltre agli effetti della trascuratezza materna rispetto ai bisogni emotivi del piccolo, questo paradigma pone chiaramente in luce l’importanza della figura genitoriale nella regolazione dei processi emotivi del bambino e offre un modello in grado di spiegare l’origine di comportamenti disfunzionali attuati anche in età adulta.

Lo sviluppo di adeguate competenze di autoregolazione emotiva è infatti associato ad altre importanti variabili come la qualità dello stile di attaccamento che solitamente il bambino porta con sé per tutto l’arco di vita. 

Ogni pattern di attaccamento influenza la competenza materna nell’individuare e soddisfare i bisogni del piccolo, influenzandone la sensibilità percettiva e la prontezza nel fornire risposte adeguate alle sue richieste. Ad esempio, mentre l’attaccamento sicuro è solitamente associato a un’adeguata capacità di risposta, lo stile insicuro evitante è caratterizzato da una scarsa sensibilità nel recepire gli scambi interattivi madre-bambino. In questo caso, come nel paradigma dello Still Face, durante la sua crescita il bambino potrebbe portare con sé strategie di autoregolazione basate sull’evitamento del contatto emotivo, assumendo anche da adulto un atteggiamento improntato sulla rigida autonomia e sul totale rifiuto di situazioni potenzialmente correlate alla percezione di emozioni negative e al bisogno dell’altro. 

Oltre allo stile di attaccamento, lo sviluppo di adeguate capacità di autoregolazione è correlato ad altre variabili quali l’assenza di un supporto costante o la presenza di un clima familiare conflittuale che riduce o esaspera l’espressione emotiva. Tutti questi aspetti concorrono nell’ostacolare la possibilità di strutturare adeguate strategie autoregolatorie e rappresentano spesso oggetto di lavoro durante il percorso psicoterapico, favorendo grazie a tale percorso l’interiorizzazione di modalità più assertive rispetto alla propria percezione ed espressione emotiva.

Dott.ssa Benedetta Mulas Psicologo e Psicoterapeuta a Cagliari

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