Psicologo Psicoterapeuta a Cagliari

Specializzata in psicoterapia individuale e di gruppo

 

Dott.ssa Benedetta Mulas

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Il bisogno di essere “perfetti”

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Il funzionamento mentale di ciascuno di noi è caratterizzato dalla naturale tendenza al rispetto di determinati standard, ovvero di parametri che interiorizziamo a partire dall’età infantile senza i quali sarebbe impossibile dare un senso agli stimoli esterni. Questa tendenza emerge anche nel proprio modo di concepire noi stessi, portandoci a strutturare un’immagine ideale del modello cui dovremmo tendere. Nel caso di persone caratterizzate da elevati livelli di perfezionismo tale modello si configura come un traguardo da raggiungere ad ogni costo ma che, in alcuni casi, di fatto finisce per limitare drasticamente il proprio benessere psicofisico. Tale manifestazione prende il nome di perfezionismo clinico.

Da risorsa a ostacolo: principali caratteristiche del perfezionismo 

In letteratura il perfezionismo rappresenta un costrutto spesso associato a quadri psicopatologici, tuttavia sarebbe scorretto ipotizzare una diretta associazione tra tale nozione e sindromi cliniche di varia natura.

Quest’ultimo rappresenta un importante tratto della personalità che può diventare disfunzionale solo nel caso in cui la suastrutturazione diviene così rigida e pervasiva da guidare emozioni, pensiero e comportamento in modo predominante rispetto ad altre risorse individuali. 

A tale scopo si parla di perfezionismo positivo e negativo, indicando nel primo caso l’adozione di standard elevati scelti in modo attivo, locus of control interno e impegno per ottenere importanti traguardi per scelta personale e non per timore di eventuali punizioni; diversamente l’accezione negativa include una tendenza interiorizzata o potenziata tramite esperienze di punizione, caratterizzata da una bassa tolleranza alla frustrazione e all’incertezza, il forte timore di sbagliare e la propensione verso standard elevati determinati socialmente e non in prima persona.Non di rado i parametri verso cui tendere sono appresi all’interno del contesto familiare e provengono direttamente dalle figure genitoriali, sebbene in altri casi sia possibile inseguire standard provenienti da ambienti sociali differenti.

Aspetti disfunzionali e trattamento psicoterapico

Paul L. Hewitt rappresenta uno dei massimi esperti del campo ed ha proposto un approccio dinamico-relazionale che identifica il perfezionismo clinico come un costrutto multidimensionale. Le dimensioni attraverso cui si manifesta includono la tendenza ad autovalutarsi in modo critico e distaccato dalla realtà, uno stile dettato dalla pretesa della perfezione da parte di chi ci circonda e processi cognitivi focalizzati sulla credenza che l’altro si aspetta la perfezione da noi stessi. Nella pratica quotidiana ciò si associa a processi di natura relazionale che portano la persona a validare i propri aspetti perfezionistici proponendo agli altri un’immagine di sé contraddistinta da elevati standard, connessa alla mancata espressione dei propri aspetti di fragilità e dei fallimenti personali.

Il modello dinamico-relazionale chiama in causa il concetto di complesso di superiorità derivato dalla teoria psicoanalitica adleriana, che identifica nel perfezionismo clinico proprio il bisogno di nascondere il senso di inferiorità personale attraverso la tendenza a mascherare difetti ed errori per ridurre un’eccessiva ipersensibilità al giudizio esterno. 

Un secondo filone teorico cui tale modello si ispira trae le sue radici nella psicoanalisi di Sullivan, secondo il quale il perfezionismo rappresenta un tratto potenzialmente disfunzionale sia a livello individuale che relazionale. A tale scopo Hewitt identifica in questa nozione qualcosa che si differenzia da una visione ottimistica e da una sana organizzazione degli sforzi per il raggiungimento di determinati obiettivi, sottolineando come nel perfezionismo emergano elementi diversi quali la procrastinazione, la paura del fallimento e un’eccessiva focalizzazione sugli aspetti negativi di sé e degli eventi. 

Come evidenzia lo psicologo canadese, dunque, l’obiettivo del perfezionismo è “perfezionare sé stessi, e non le cose o le attività”, cosa che avviene secondo standard irraggiungibili a causa della loro rigidità e del bisogno di totale adesione a questi parametri per definire chi siamo. Non a caso tale costrutto compare spesso in ambito psicopatologico, ad esempio accompagnando disturbi del comportamento alimentare, dove emerge attraverso il desiderio di raggiungere un modello corporeo distante dal naturale equilibrio psicofisico o nel disturbo ossessivo compulsivo, spesso manifestandosi sotto forma di strategie di controllo.

Questi sono alcuni, ma non certamente tutti, casi in cui la psicoterapia può rivelarsi una soluzione efficace. Anche se non raggiunge livelli di interesse clinico, un eccessivo perfezionismo può ostacolare il benessere individuale ponendo costantemente la persona di fronte a obiettivi estremamente complessi, per raggiungere i quali è chiamata a sacrificare una parte di sé o a compromettere le relazioni con gli altri.

È bene sottolineare che persone con elevati livelli di perfezionismo difficilmente si rivolgono ad un professionista e, quando lo fanno, spesso ricercano nella relazione una fonte di nutrimento per il proprio Sé, elemento che può rendere difficile costruire un’alleanza terapeutica. Il perfezionismo clinico è sorretto da un Sé grandioso che può ostacolare la relazione terapeutica attraverso l’adozione di un atteggiamento sprezzante e svalutante nei confronti del professionista, non di rado alternato damodalità richiedenti e controllanti. 

Chi possiede tale tratto può proiettare parti di sé poco tollerabili sull’altro, elemento che in psicoterapia rappresenta un’enorme fonte di informazioni circa il funzionamento individuale e relazionale del paziente. Ciò aiuta il terapeuta nella costruzione di un modello relazionale alternativo che concede alla persona l’accettazione dell’altro come diverso da sé nella sua interezza, promuovendo il progressivo smantellamento delle difese e l’accettazione delle pulsioni fortemente limitate dalle strategie di controllo tipicamente adottate.

Dott.ssa Benedetta Mulas Psicologo e Psicoterapeuta a Cagliari

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