Psicologo Psicoterapeuta a Cagliari

Specializzata in psicoterapia individuale e di gruppo

 

Dott.ssa Benedetta Mulas

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I neuroni specchio

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I neuroni specchio possono essere definiti come particolari cellule neuronali di tipo motorio. Queste cellule si attivano in modo involontario in specifiche situazioni e facilitano il funzionamento individuale e relazionale grazie alla possibilità di comprendere le azioni finalizzate proprie e altrui, anche in assenza di comunicazione verbale.

Un potenziale umano innato e universale

I neuroni specchio appartengono alla classe dei neuroni motori e svolgono un ruolo fondamentale in quanto rendono possibili importanti funzioni dell’essere umano come l’empatia e la capacità di imparare velocemente attraverso l’imitazione. Scoperti nei primi anni ’90 dal gruppo di ricerca dell’Università di Parma condotto da Giacomo Rizzolatti, i neuroni specchio si attivano in modo involontario sia mentre la persona esegue un’azione finalizzata, sia mentre osserva la stessa azione agita da un altro individuo.

Come altre rivoluzioni scientifiche, anche quella dei neuroni specchio è emersa in modo casuale attraverso uno studio sui neuroni dei macachi: durante l’analisi del comportamento di una scimmia l’esaminatore ha preso un frutto da una cesta, attivando la risposta neuronale del macaco e dimostrando così la presenza di motoneuroni che si “accendono” sia durante lo svolgimento di un’azione che nella sua osservazione. Studi successivi svolti attraverso la stimolazione magnetica transcranica hanno permesso di riscontrare la presenza di questi particolari neuroni anche nell’uomo, di fatto assenti in altre specie. La loro peculiarità sta nella loro specificità: ogni neurone si attiva solo per uno specifico movimento e non per qualsiasi attività motoria, motivo per cui sono stati denominati neuroni specchio.

La loro importanza sta nella possibilità di comprendere i comportamenti finalizzati dell’altro riallacciandoli ad esperienze proprie, ma soprattutto nello svolgere una funzione che fa da ponte tra l’individuo e l’ambiente. Dai numerosi studi effettuati è emerso quanto la loro attivazione influenzi il funzionamento del singolo e del gruppo sociale, facilitando il raggiungimento di obiettivi e la conoscenza dell’altro.

Il ruolo dei neuroni specchio: dall’individuo alla relazione

A differenza di altre ricerche che ricollegavano lo sviluppo della comunicazione verbale ai versi animali, studi più recenti connessi ai neuroni specchio hanno messo in risalto quanto questi ultimi abbiano potuto favorire lo sviluppo del linguaggio. Stando a queste ricerche, il semplice osservare i gesti dell’altro sarebbe in grado di attivare i neuroni localizzati nell’area di Broca, una zona cerebrale implicata nel movimento necessario a produrre la voce umana. Inoltre i neuroni specchio faciliterebbero il legame empatico, rendendo più semplice e immediata la comprensione dell’altro. In effetti tale ambito rappresenta quello in cui i neuroni specchio rivestono un ruolo ancor più determinante, trasformando un’abilità individuale in uno strumento in grado di migliorare la competenza relazionale.

Altri studi hanno infatti messo in evidenza quanto i neuroni specchio rendano possibile comprendere lo stato emotivo dell’altro. Nell’essere umano, infatti, ogni emozione viene espressa assumendo una determinata mimica facciale: i neuroni specchio hanno il compito di riconoscere tale emozione e, tramite la semplice osservazione, ci offrono la possibilità di esperire gli stati interni dell’altro, mettendosi nei suoi panni. Non a caso anomalie nel funzionamento di questi neuroni sono state riscontrate in disturbi clinici come l’autismo.

In particolare il neurologo indiano Ramachandran è stato tra i primi a teorizzare un’associazione tra disfunzioni dei neuroni specchio e Autismo, una sindrome che ricordiamo essere caratterizzata da vari fattori quali difficoltà relazionali e interattive e da un ritardo nello sviluppo del linguaggio verbale. A conferma di tale ipotesi è emerso come le disfunzioni cognitive implicate nell’autismo riguardino le stesse aree in cui tali neuroni si attivano.

Si tratta di un meccanismo sofisticato che rende possibile vivere l’esperienza dell’altro senza necessariamente farla interamente propria, ma selezionando le informazioni utili ai nostri obiettivi. Ad esempio il semplice osservare qualcuno giocare a palla a diversi metri di distanza attiva in modo involontario il riconoscimento dell’azione ma ci consente di evitare di ripetere automaticamente l’azione di afferrarla. Ciò è reso possibile dalla presenza di un modello interno, di uno schema che racchiude in sé la finalità dell’azione dell’altro, tenendo conto dei propri stati interni.

Il potenziale dei neuroni specchio viene valorizzato anche in ambito clinico come accade, ad esempio, nella self-mirroring therapy. Si tratta di una tecnica che mira a sfruttare il ruolo dei neuroni specchio a proprio vantaggio, grazie ai meccanismi di risonanza empatica implicati. Ideata da Piergiuseppe Vinai e Maurizio Speciale, la self mirroring therapy si serve dell’utilizzo di una videocamera che registra determinati momenti della seduta terapeutica, ad esempio il racconto di esperienze emotivamente salienti per il paziente, che successivamente viene invitato a rivedere sé stesso mentre osserva tale video.

L’obiettivo è integrare quante più informazioni possibili e riattivare gli stessi meccanismi di risonanza empatica che generalmente utilizziamo per comprendere l’altro in modo del tutto autonomo e involontario. Si tratta di un importante strumento per la pratica clinica in quanto può aiutare la persona a raggiungere una maggiore consapevolezza dei propri stati interni e delle reali intenzioni che talvolta possono sfuggire ai processi di pensiero razionale e al racconto esplicito a causa di blocchi personali, il tutto facendo leva su una grande risorsa naturalmente presente nell’essere umano.

Dott.ssa Benedetta Mulas Psicologo e Psicoterapeuta a Cagliari

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