Psicologo Psicoterapeuta a Cagliari

Specializzata in psicoterapia individuale e di gruppo

 

Dott.ssa Benedetta Mulas

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Freud e le fasi dello sviluppo psicosessuale

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Uno dei principali contributi dell’approccio freudiano riguarda l’elaborazione della teoria dello sviluppo psicosessuale, intesa come un percorso che ciascuno di noi intraprende sin dai primi mesi di vita. Lo sviluppo psicosessuale, secondo Freud, avviene attraverso il superamento di fasi distinte e del conflitto presente alla base di ogni stadio, con implicazioni che possono influenzare anche la vita adulta.

Una visione rivoluzionaria: l’esistenza della sessualità infantile

La celebre teoria freudiana fece la sua comparsa nel 1905 attraverso la pubblicazione dell’opera “Tre saggi sulla teoria sessuale”. Ciò segnò un momento rivoluzionario che ribaltò la visione della sessualità intesa come attività genitale che caratterizza la vita adulta, ipotizzando l’esistenza di una sessualità infantile che accompagna la persona sin dai primi mesi di vita. La visione freudiana identifica il bambino come un “perverso polimorfo”; la caratteristica perversa risiede nel fatto che sin da piccoli ricerchiamo il piacere senza alcun fine riproduttivo e ciò avviene mediante la stimolazione di diversi organi e zone erogene attraverso lo scambio con le figure primarie, ciascuna delle quali caratterizza una specifica fase evolutiva.
Lo sviluppo psicosessuale avviene attraverso il superamento di diverse fasi, ognuna delle quali è contraddistinta dalla fissazione della libido, intesa come l’insieme delle pulsioni e degli istinti sessuali, in una specifica zona erogena. A partire dalla nascita il bambino segue un processo di maturazione psicofisica per la quale alcune zone corporee assumono il ruolo di fonte di piacere, frustrazione o entrambi gli aspetti. In tale senso crescendo l’individuo modifica il modo in cui incanala la propria carica libidica di pari passo con la maturazione biologica; dinamiche che nei primi cinque anni di vita assumono un ruolo cruciale in quanto contribuiscono alla formazione della personalità in età adulta.

Dal conflitto allo sviluppo della personalità adulta

Ogni fase dello sviluppo psicosessuale è associata alla risoluzione di un conflitto, attività che richiede al bambino un elevato dispendio di energia e ne contraddistingue il particolare percorso individuale: più energia viene dedicata al superamento di uno specifico conflitto, minore sarà la forza con cui la persona riesce a superare lo stadio successivo ed il relativo conflitto. Ne deriva che ciascuno di noi segue un percorso di sviluppo psicosessuale proprio, talvolta con il rischio di non riuscire a lasciare una fase per proseguire con quella successiva. Ciò può generare una forte frustrazione e il rischio di fissarsi in uno stadio specifico, promuovendo un costante investimento di energia in tale fase e continuando a perpetrare le dinamiche che la contraddistinguono, seppur in modo inconsapevole.
Nella prima fase, temporalmente circoscritta attorno ai primi 18 mesi di vita, il bambino vive uno stadio chiamato orale: la bocca intesa come labbra e cavità interna rappresenta la zona erogena primaria e viene stimolata da attività associate all’alimentazione. È proprio attorno a tale attività che si organizza la relazione oggettuale, consentendo al bambino di esplorare il mondo attraverso tale mezzo. Il neonato, infatti, tende a conoscere il mondo avvicinando gli oggetti alla bocca, consentendogli di entrare in relazione con l’esterno attraverso l’allattamento o la manipolazione di giocattoli. Si tratta di una fase determinante per lo sviluppo della fiducia primordiale che Freud definiva Urvertrauen, caratterizzata da una visione egocentrica nella quale il bambino pensa che tutto il mondo appartenga a sé e alla sua bocca e dal desiderio di incorporare l’oggetto con cui entra in contatto. Con la progressiva maturazione e la comparsa dei primi denti, il piacere si sposta dalla suzione all’attività di masticazione, entrando nella cosiddetta fase sadico orale. La fissazione connessa a tale stadio è definita fissazione orale ed è provocata dalla lunghezza (intesa in senso troppo ampio o eccessivamente limitato) di questo periodo, caratterizzando la cosiddetta personalità orale e i relativi comportamenti di iper stimolazione di tale zona erogena, con comportamenti tipici delle dipendenze quali il fumo o l’alcolismo.
Tra i 18 ed i 36 mesi l’interesse del bambino si sposta dalla zona orale a quella anale. Ciò coincide con il processo di maturazione psicobiologica e con l’acquisizione della regolazione sfinterica: il bambino si sente gratificato nel controllare autonomamente gli sfinteri, attività che oltre a rappresentare uno strumento di appagamento si configura come un mezzo con il quale regolare le relazioni con l’esterno.
In tale fase attività come la scelta di urinare o defecare assumono la valenza simbolica di negazione o accondiscendenza nei confronti del bisogno di autocontrollo definito dall’esterno, inteso come figure genitoriali o ambiente sociale. Il cosiddetto erotismo anale, ovvero il piacere che il bambino prova nell’evacuare, viene appagato mediante la ritenzione delle feci e si associa all’emergere della personalità aggressiva che caratterizza lo stadio sadico anale. Il mancato superamento dei conflitti di questa fase come l’utilizzo inopportuno del vasino potrebbero portare alla fissazione anale espulsiva o anale ritenitiva; nel primo caso la fissazione può manifestarsi in futuro con l’interiorizzazione di una personalità distruttiva e disordinata, con tendenza alla manipolazione, mentre nella fissazione ritenitiva le manifestazioni si associano a un evidente senso del possesso ed a un’eccessiva tendenza all’ordine e all’igiene personale.
Tra i tre ed i sei anni il bambino entra nella terza fase di sviluppo definita fase fallica. Ci riferiamo in questo caso ad un processo incentrato sull’area genitale quale maggiore zona erogena, che porta il bambino ad esplorare i propri organi sessuali anche con comportamenti esibizionisti. La fase genitale rappresenta un momento cruciale per lo sviluppo del Super Io, associata al superamento di conflitti quali il complesso edipico. Tale nozione sottintende il desiderio inconscio di avere un rapporto sessuale con il genitore del sesso opposto; si tratta di uno stadio che influenza il futuro sviluppo dell’identità sessuale e le cui pulsioni vengono rimosse al temine dello stadio fallico.
La paura della castrazione da parte del padre genera nel bambino un’elevata frustrazione e il tentativo di acquisire ideali e atteggiamenti paterni al fine di ottenere l’amore materno. Nelle bambine tale processo prende il nome di complesso di Elettra, e come nel primo caso anche la bambina teme di essere punita dalla madre, acquisendone credenze e atteggiamenti prima di entrare nella fase di latenza. La fissazione in tale stadio può generare personalità egoiste, autonome ed orgogliose e, secondo Freud, può favorire elementi tipici dell’omosessualità, così come di amoralità e diverse tipologie di disturbi sessuali e relazionali.
Dai sei anni alla pubertà il bambino entra nella cosiddetta fase di latenza: uno stadio nel quale l’energia libidica è dormiente e la gratificazione avviene mediante altre finalità. Si tratta di una fase cruciale per favorire la socializzazione e il contatto con persone dello stesso sesso, durante la quale l’individuo è più orientato allo svolgimento di attività differenti, quali lo sport e la scuola. I compiti tipici di tale stadio evolutivo includono il senso di autoefficacia e competenza, oltre a influenzare il dominio dell’autostima, della moralità e a favorire una maggiore identificazione con il genitore dello stesso sesso.
È solo nella fase finale che l’individuo riattiva la propria libido direzionandola verso le zone genitali. Tale fase ha inizio con la comparsa della pubertà e prosegue per tutta l’età adulta, permettendo alla persona di entrare in contatto non solo relazionale ma anche sessuale con l’altro. Secondo il modello freudiano il mancato superamento dei conflitti precedenti nonché la fissazione a stadi minori può impedire di raggiungere un pieno sviluppo dello stadio genitale, rendendo necessario risolvere eventuali fissazioni passate per favorire il completamento di tale percorso evolutivo.

Dott.ssa Benedetta Mulas Psicologo e Psicoterapeuta a Cagliari

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