Psicologo Psicoterapeuta a Cagliari

Specializzata in psicoterapia individuale e di gruppo

 

Dott.ssa Benedetta Mulas

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I disturbi psicosomatici: quando il corpo parla.

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I disturbi psicosomatici, detti anche somatoformi, hanno come caratteristica comune la presenza di  sintomi fisici non associabili a una condizione fisiologica o medica né agli effetti di una sostanza o di altri disturbi mentali. Si tratta dunque di vere e proprie malattie fisiche che provocano disagio significativo nelle principali aree di funzionamento della persona (lavorativa, affettiva, sociale, familiare, scolastica) e che sono il risultato di vissuti affettivi e psicologici che, troppo dolorosi per essere “sentiti” ed elaborati dal soggetto, trovano una via di scarico nel corpo. Il sistema nervoso autonomo viene iperattivato dai pensieri e vissuti angosciosi, determinando una condizione di allerta e attivazione continue che, a lungo andare, possono provocare danni a livello organico.

Nelle scienze psicologiche, oggi, sempre più, si tende a considerare corpo e mente in una visione olistica (dal greco “olos”, “tutto intero”), come uniti e interconnessi. Il riconoscimento del valore della corporeità e l’attenzione al linguaggio del corpo e ai messaggi che esso invia attraverso i sintomi sono principi fondamentali che vanno considerati e non possono essere ignorati nella pratica terapeutica.

La psicoterapia corporea, l’Analisi Bioenergetica, la psicoterapia della Gestalt considerano il corpo come qualcosa da ascoltare, uno strumento per la percezione di emozioni  e sensazioni che permettono al terapeuta di avvicinarsi all’inconscio del paziente, evitando resistenze e difese che tendono a servirsi delle parole. Nelle filosofie orientali, postura, muoversi del corpo nello spazio, gesti e atteggiamenti, esprimono segni che muovono dal profondo e comunicano messaggi di valore universale.

Nella nostra società occidentale, spesso, siamo davanti a una scissione tra mente e corpo, tra pensiero e “sentire”. Possiamo “credere” qualcosa, mentre il corpo “sente”, vive ed esprime qualcos’altro. In altre parole, la nostra mente può non percepire disagio o malessere, ma il corpo, invece, lo urla e lo esprime attraverso il sintomo.

Inoltre il corpo ha memoria: conserva tracce della nostra storia, delle gratificazioni ricevute, ma anche degli impedimenti che nel corso della nostra esistenza ci hanno portato a disattivare e non esprimere determinate emozioni, come la paura, la rabbia, la tristezza. E’ nel soma che troviamo scritta la storia delle nostre esperienze, perfino di quelle infantili o addirittura prenatali. Attraverso il corpo, sin da bambini impariamo a “gestire” le emozioni e i vissuti che sentiamo “pericolosi” o angoscianti, che non trovano accoglimento dall’ambiente in cui siamo cresciuti. Quando le espressioni emotive vengono bloccate o impedite o colpevolizzate o quando il contesto familiare è carico di tensioni, conflitti freddezza, indifferenza o non detti,  il bambino impara a bloccare le emozioni pur di non sentirle o al contrario le esaspera pur di sopravvivere. Per fare questo, è del corpo che si serve: contraendo i muscoli oppure mollandoli continuativamente, diminuendo o bloccando la respirazione, assumendo determinate posture e atteggiamenti corporei. Nel tempo, tutto ciò può diventare cronico e il soggetto resta bloccato in copioni “antichi” che si rinnovano e ripetono senza che egli ne abbia consapevolezza.

Infine, possiamo dire che il corpo non mente: attraverso l’ascolto delle sue sensazioni e dei suoi segnali possiamo ottenere una marea di informazioni su noi stessi, sulle nostre reali necessità, su quello che ci piace o meno, su ciò che è importante “tenere” nella nostra vita o, invece, “lasciare andare”.  Ascoltare i sussurri, le parole o, a volte, le urla del nostro corpo è un buon modo per entrare in contatto con noi stessi e aumentare la nostra consapevolezza e, dunque, la responsabilità verso i nostri bisogni.

Generalmente, i disturbi psicosomatici colpiscono l’apparato cardiocircolatorio generando ad esempio tachicardia, problemi di pressione, aritmie; l’apparato gastrointestinale causando gastriti, sindrome del colon irritabili o ulcere; la pelle con dermatiti, psoriasi, allergie, acne, secchezza cutanea o delle mucose; l’apparato genitale con anorgasmia, enuresi, impotenza, eiaculazione precoce, cistiti; il sistema muscolare con fibromialgia, torcicollo, crampi, artriti. Spesso i sintomi psicosomatici sono associabili a quadri di sintomatologia ansiosa e depressiva. Questi sono ovviamente solo pochi esempi nella varietà infinita di sintomi attraverso i quali il corpo ci consegna un chiaro messaggio esistenziale: “qui c’è qualcosa che non va e, se tu non ne sei consapevole, sarò io a dovertelo mostrare”.

All’interno dei disturbi psicosomatici trovano posto il Disturbo di Somatizzazione (caratterizzato da dolore e sintomi sessuali, gastrointestinali, neurologici privi di causa fisiologica), il Disturbo di Conversione (caratterizzato da deficit nelle funzioni motorie o sensitive senza causa medica, come alterazioni dell’equilibrio, afonia, paralisi localizzate, cecità, sordità, perdita delle sensazioni tattili, difficoltà a deglutire o a urinare, convulsioni), il Disturbo di Dismorfismo Corporeo (caratterizzato da eccessiva preoccupazione per la propria immagine corporea o difetti fisici che vengono vissuti come “mostruosi”), l’Ipocondria (ossia la preoccupazione di avere una malattia basata sull’interpretazione errata delle proprie funzioni corporee) e il Disturbo Algico (caratterizzato da dolore fisiologico grave che diventa la preoccupazione principale nella vita di chi ne soffre).

Affrontare il sintomo, in un percorso di lavoro su se stessi, significa andare oltre ad esso. Smettere di concentrarsi sulle sue manifestazioni per cercare di accoglierne il messaggio: comprendere ciò che la malattia sta comunicando circa il nostro modo di stare al mondo, di vivere le emozioni e di relazionarci con l’ambiente in cui viviamo. E’ sicuramente un cammino impegnativo che, tuttavia, ci conduce a una maggiore consapevolezza e conoscenza di noi stessi, al superamento di antiche ferite, all’abbandono di copioni “tossici”, a un maggiore contatto con ciò che sentiamo piuttosto che con le nostre credenze o pensieri “razionali”.

Il corpo va ascoltato, guardato, custodito, amato. Solo nel pieno contatto con esso, con ciò che continuamente ci trasmette riguardo a noi stessi attraverso sensazioni e emozioni, possiamo dire di vivere pienamente e consapevolmente. Siamo il nostro corpo e, quanto più lo ignoriamo, tanto più egli dovrà urlare per farsi ascoltare.

Concludo questo articolo con le parole di Alexander Lowen, padre dell’Analisi Bioenergetica:

“La salute emotiva è la capacità di accettare la realtà e di non sottrarsi a essa. La nostra realtà di base è il nostro corpo. […] Ogni parte del corpo contribuisce al nostro senso del sé, se siamo in contatto con essa. E possiamo avere questo contatto solo se è viva e mobile. Quando ogni parte del corpo è carica e vibrante, ci sentiamo vivi in modo vibrante e felici. Ma perché ciò accada dobbiamo arrenderci al corpo e ai suoi sentimenti”.

 

Dott.ssa Benedetta Mulas Psicologo e Psicoterapeuta a Cagliari

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